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l'attacco 215


Nad Logem sorgeva dietro al fumo di Oppacchiasella come una gran nube nera. L’Adriatico era ancora stranamente dominato dal sereno e distendeva all’orizzonte un sottile luccicore metallico, come una immensa spada.

Si avvicinava l’ora dell’assalto. Improvvisamente, qualche raggio di sole è filtrato. Il cielo si è schiarito qua e là. Il bombardamento arrivava ad una intensità definitiva. Nell’aria era tutto un clamore di proiettili che passavano sulle nostre teste. Ogni ufficiale consultava l’orologio. Le quindici. I grossi e i medi calibri hanno sospeso il fuoco. I cannoni da campagna e da montagna hanno allungato il tiro, facendolo più rapido. Sgranavano giù i colpi a centinaia, sparavano come mitragliatrici. Nelle nostre trincee si vedevano molti soldati, appena arrivati per l’ammassamento, deporre tranquillamente lo zaino. I parapetti apparivano tutti grigi d’uomini immobili, indifferenti al fuoco. Un grande ordine, una gran calma lassù. Si sentiva la risolutezza, la decisione dell’assalto imminente, in quella serenità magnifica.

Ad un tratto sono partiti. È nella selletta fra la Quota 208 nord e la Quota 208 sud che si è visto l’assalto saettare. Invece di attaccare frontalmente le ridotte delle cime, la fanteria si gettava fra l’una e l’altra