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l'attacco 209


e negli ultimi giorni tentava di prevenirci e di paralizzarci con degli attacchi suoi. Sentiva vicino il colpo che si preparava, e diveniva irrequieto. Aveva ricevuto ampi rinforzi, e ne profittava per cercare qualche punto debole della nostra fronte, per obbligarci ad una difesa che imbarazzasse i nostri piani. Non ha trovato giunture nella corazza. Ogni attacco era respinto al suo inizio. Ora avanti a Gorizia, ora lungo il Vertoibizza, ora sul Carso, di notte, dopo una preparazione di artiglieria, gli austriaci gettavano all’assalto olro fanti, con quella tattica che aveva avuto qualche successo in passato nel vallone di Oslavia. Due notti or sono sferrarono un colpo più forte nella zona di Oppacchiasella. L’attacco raggiunse un elemento di trincea nostra; il nemico credette venuto il momento di allargare l’azione e ammassò delle truppe per sviluppare il successo all’alba; ma l’alba portò un contrattacco che sorprese le truppe ammassate le le annientò. Piccole operazioni, in fondo, che non potevano rallentare. il corso degli eventi. Noi eravamo pronti al nuovo slancio.

Eravamo pronti da vari giorni. Per usare la frase caratteristica di un ufficiale di stato maggiore, non mancava che di «toccare il bottone» perchè l’immane macchina dell’offensiva si muovesse. Ed è probabile che per toccarlo si aspettassero circostanze relative ad altre