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202 | sui colli di san marco |
Carovane di prigionieri scendono per i sentieri e s’incolonnano sulla strada polverosa di borgo San Pietro.
Non sono più i soldati che difendevano Gorizia. Le grandi unità austriache della testa di ponte dell’Isonzo, completamente disfatte, in parte cadute nelle nostre mani, disorganizzate e demoralizzate, sono scomparse dal teatro della lotta. Nuove divisioni sono state condotte qui dal Trentino. I prigionieri catturati oggi sul San Marco, arrivati ieri a Schönpass, hanno marciato tutta la notte per giungere poco prima dell’alba sulle posizioni. Il loro battaglione è rimasto distrutto.
I gruppi di prigionieri, con i loro ufficiali, vengono adunati nel cortile di un cinematografo di Gorizia, mezzo demolito dal cannone, e rinterrogatorio viene fatto nella sala degli spettacoli, fra uno sparpagliamento di poltrone polverose. Sopra una parete si agitano le drammatiche figure dei manifesti. Ad uno ad uno i prigionieri passano, pallidi e storditi, come davanti ad un tribunale. Intorno ad un tavolo sgangherato, degli ufficiali italiani ascoltano con aria assorta la voce timida e velata del soldato nemico che risponde all’interprete. Dai cristalli sfondati della porta vetrata, sulla quale è scritto: «Primi posti», arriva il gemito lieve e infantile di un ferito. Esplosioni violente e vicine