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200 sui colli di san marco


avvicinavano gradatamente a lei i loro tiri di assestamento, la battono con efficacia.

Non sarebbe una linea formidabile in altro terreno. Qui è piena di sorprese, tutta nascosta, tutta in agguato. È formata da trinceramenti scoperti, doppi e forse triplici in certe zone di speciale importanza tattica, preceduti da reticolati profondi sei, otto, dieci metri. Molti reticolati sono attaccati agli alberi ed è difficile svellerli. Il terreno spezzato, irto di ostacoli naturali, tagliato da valloni, disorientante, rende difficile la manovra.

Ma non sembra che il nemico intenda fissare qui la sua estrema difesa. Probabilmente vuole soltanto trattenerci, più a lungo che può, per avere il tempo di preparare più indietro una barriera che esso spera definitiva, e alla quale lavorano sotto al bastone moltitudini di prigionieri russi.

Queste trincee di San Marco furono costruite con blindamenti. Erano all’origine protette con travi e sacchi a terra. Sono state scoperchiate ora, in fretta e furia, per renderle meno vulnerabili agli scoppi delle nostre terribili bombarde. I blindamenti non servono più, contro le valanghe di esplosivi; sono spazzati via, aumentano l’effetto dei nostri colpi facendo d’ogni trave e di ogni pietra un proiettile mostruoso, e le loro macerie bloccano le trincee, chiudono i passaggi, amputano interi sistemi difensivi.