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sui colli di san marco 199


fino ai piedi delle alture, e biancheggiano sullo sfondo verde, lungo le strade che valicano i colli, strade che non si vedono da lontano tanto sono sepolte nell’ombra dei faggi, dei castani e delle quercie, come viali di parchi. Ma esse sono indicate dalle insellature, fra le vette chiomate d’alberi. Le alture si prestano alla difesa di questi varchi.

Il nostro attacco è salito a mezza costa e progredisce lentamente. La lotta è aspra e tenace. Le colline assalite, che hanno un’apparenza così regolare viste di fronte, levano un vero labirinto di costoni, che serpeggiano parallelamente alle strade. Formano un sistema complicato di avvallamenti, di burroncelli, di forre, di pieghe. Una volta arrivati alle prime sommità, non si presenta allo sguardo un declivio di discesa, ma una confusione di onde, un tumulto di gibbosità, una distesa di increspature, coperta da una coltre di foreste, e che si allarga per quattro o cinque chilometri declinando a oriente nella piana di Aisovizza.

Si combatte nel bosco.

La linea austriaca, preparata da tempo, si cela fra gli alberi. Non si scorge, non offre alle artiglierie dei bersagli evidenti. La fanteria ha dovuto per vari giorni urtarla in ogni punto con attacchi di ricognizione per individuarla. Oggi soltanto i cannoni, che la cercavano, che