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194 nella "trincea del sogno"


calzivenivano inchiodati da insuperabili tiri di interdizione e le poche truppe che arrivavano alla mèta sparivano, massacrate o prigioniere. Ora, non è così difficile andare all’assalto come tornare dall'assalto. I nostri soldati, con coraggio sovrumano, hanno salito la fatale collina innumerevoli volte, con una ostinazione disperata, tre volte l’hanno attaccata in questi ultimi giorni. Respinti, ricominciavano. Colmati i loro vuoti, erano pronti a slanciarsi di nuovo, con un cuore di acciaio.

Preso avant’eri il Debeli, la Quota 121 era minacciata sul fianco. I soldati, inebriati dalle notizie di Gorizia e del San Michele, hanno sentito che suonava la nuova ora anche per loro. Un sicuro, intuito militare, un istinto di guerra, sono ormai in ogni più modesto fantaccino. Nessuno più del soldato sa valutare una situazione tattica, con un giudizio intuitivo, confuso, ma sicuro. E ieri mattina, mentre l’artiglieria preparava l’ultimo assalto, gli ufficiali riuscivano con stento a reggere la truppa che voleva precipitarsi. Era invasa da un presentimento di vittoria.

Se si sollevassero gli ultimi cadaveri della collina 121, quelli caduti nell’attacco definitivo, e si disponessero in piedi, nella rigidità del loro gesto supremo essi sembrerebbero le statue dell’assalto. La bella morte li ha fulminati nella pienezza di un entusiastico slan-