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188 nella "trincea del sogno"


la strada di Trieste, le trincee che la tagliano non sono ancora sorpassate. La nuova linea della conquista italiana viene a saldarsi alla vecchia, alla sponda del mare.

Fin verso l’alba la luna ha inondato di chiarore le posizioni. Si distinguevano ad una ad una nella pallida luce le alture sinistre sulle cui cime squarciate l’assalto italiano è tante volte salito. Apparivano sbiadite, oblunghe e azzurre come ondate. A sinistra il Cosich, preso alla mattina di giovedì. Più avanti il Debeli, oscuro di boscaglie, preso la notte dopo dai cavalleggeri appiedati, limite attuale dell’avanzata. Di fronte al Debeli, un’altra onda, più alta, regolare, fosca di sterpi, la Quota 144, che nasconde un tratto della strada fra Doberdò e Duino, e contro la quale l’attacco nostro ora tende.

La Quota 121, conquistata da poche ore, da cui questo paesaggio spettrale tutto si scopre, avanza il suo fianco sassoso, sconvolto dalle cannonate, sul vallone della Pietra Rossa, buio, screziato di acquitrini chiari e opalescenti nel calmo riflesso lunare. Formavano come delle vaghe macchie di luce nel fondo, quelle acque immobili striate di giunchi, e, per un effetto di risonanze, che la notte sembrava raccogliere, il rumore dello scavo nemico pareva che salisse da loro.