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il san michele espugnato 179

erboso, col loro cartellino bianco sul petto, le braccia e la testa fasciati. Dove si combatte? Alla Quota 112! È all’imboccatura del Vallone. Ma non si vede ancora, la boscaglia serra la strada. Ad un tratto la piana di Gorizia si spalanca. La città appare nitida, con i suoi grandi caseggiati che sembrano sparpagliati in disordine, fra gli alberi, dominati dal Castello, quadrato, massiccio e candido sulla cima della sua verde collina. Alte colonne di fumo irrompono sul caseggiato. Gli austriaci bombardano. Tirano ancora sui ponti e sul Castello.

Si sfioccano grappoli di shrapnells sulle alture di San Marco, a oriente di Gorizia, tutte costellate di ville. Più al nord, lontano, il Monte San Gabriele, regolare e boscoso, che è più grande del Sabotino, ha delle masse di fumo denso sul suo fianco oscuro. La fucileria scoppietta lungo il torrente Vertojbica che scorre ai piedi delle alture di San Marco e s’indovina per un infoltirsi di verdure alle sue rive. E un santuario, San Grado, che solleva in cima ad una collinetta isolata, non lontana dalla imboccatura del Vallone, la sua chiesa bianca fiancheggiata da due campanili simmetrici come due corni, scompare di tanto in tanto in un vortice di fumo. Tutta la piana rimbomba. La nostra azione oltre Gorizia, cominciata mercoledì con scaramucce di avanguardie e attacchi di cavalleria, sta prendendo ampiezza, densità, vigore.