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il san michele espugnato 175

richiedeva uno sforzo che doveva finire per fiaccare il più debole. Era come quelle colluttazioni rabbiose pelle quali gli atleti mettono tutte le loro energie e tremano e fremono immobili, i muscoli gonfi, i tendini tesi, senza che nessuno dei due campioni pieghi, fino a che, subitamente, spesa l’ultima forza, uno dei due si accascia di colpo. Ieri mattina l’austriaco è caduto.

Portati dalla nostra spinta, siamo discesi, siamo precipitati in avanti. Dal San Michele su Cotici, da Cotici nel Vallone. Alla destra, al piede delle alture, lungo l’Isonzo l’attacco passava fulmineamente da Peteano a Boschini, si infiltrava nelle pinete che impellicciano il declivio, girava ad oriente, seguiva il Vippacco, passava Rubbia, arrivava allo sbocco del Vallone. Dalla Sella di San Martino piombava giù su Devetaki. Dal Monte Sei Busi arrivava come un torrente a Doberdò. Dalle posizioni di Selz balzava sul Monte Cosich. È stata un’avanzata fulminea di tre, di quattro, di cinque chilometri, secondo i punti.


Solo ad oriente di Monfalcone la linea austriaca ha resistito. L’onda del nostro assalto è passata e ripassata sulla fatale Quota 121 senza potervisi fermare. Questa altura tondeggiante e sinistra, regolare e fulva come una duna del deserto tanto la battaglia l’ha denu-