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a gorizia 169

formidabile. La terra sussulta. Si ode lo scroscio lungo di macerie che crollano, di tetti che si sfasciano, qualche casa muore, e una grandine fitta di schegge si sparpaglia sui muri e sulla strada con sibili taglienti sollevando nembi di polvere.

Una porta si schiude, un bimbo di sette od otto anni, pallido ma tranquillo, si sporge, guarda, rimane un po’ incerto, poi domanda: Sono granate austriache queste? — Sì, figliuolo, sono granate austriache. — Con un gesto di rassegnazione si mette a sedere sulla soglia, fra rottami di tegole che la cannonata ha lanciato.

Si vedono lontano le posizioni espugnate, come il nemico le vedeva. Il loro profilo maledetto ci è così familiare che le riconosciamo tutte senza esitazione. Attirano il nostro sguardo, le contemplano con una specie di rancore feroce. Il cannone tuona Verso il Monte Santo, che ci domina, tutto grigio e sassoso come il Sabotino. Sul San Michele continua la lotta accanitamente. Ma i colpi austriaci tempestano ora il declivio verso Gabrije e verso Cotici. Avanziamo. Il bombardamento dei ponti di Gorizia non ha sosta. Vuol dire che prosegue intenso il passaggio delle nostre forze. Quelle batterie nostre che abbiamo visto attraversare l’Isonzo sono già in azione. I loro shrapnells costellano la piana a levante di Sant’Andrea.