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notte veneziana di guerra 7


Ma si spezza la sua rotta, si creano barriere di fuoco avanti a lui, gli si interdice il passaggio sulle zone più gelose, lo si costringe a salire o a deviare, e il gettito delle sue bombe perde la terribile efficacia dell’accuratezza.

Gli aeroplani austriaci, noin potendo vedersi fra loro, si tengono lontani sei o sette chilometri l’uno dall’altro. Arrivano uno alla volta. Per non incontrarsi, seguono una rotta giungendo e un’altra partendo. Quando si gettano su Venezia dalla parte dell’Arsenale, riprendono il largo dalla parte della Giudecca.

Nella quiete momentanea si diffonde il rombo remoto di un motore, un frullìo musicale e profondo che non si sa da quale direzione discenda.


Ad un tratto, mentre si tende l’orecchio, ci si accorge che il silenzio subitaneo è come popolato da infiniti rumori sottili, fuggenti, imprecisi, vicini, da scoppiettii sommessi, da lievi fruscii, da sibili minuti e brevi, dal picchiettare di una grandine misteriosa tutto intorno.

Sono pallette di shrapnells, schegge di granata, spolette, fondelli, frammenti di acciaio e di piombo che ricadono a miriadi dal loro lungo viaggio nello spazio, vertiginosi e infuocati. Battono sulle pietre con un rumore molle, come gocce di fango, e nell’acqua stridono spegnendosi, mandano fruscii leggeri, sussurrii stri-