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A GORIZIA.

Zona di guerra.

La linea del combattimento ha sorpassato Gorizia di un colpo. L’Isonzo è varcato in forze anche a Salcano. La fronte si sposta d’ora in ora, si modifica, avanza. Non è possibile definirla. Ogni notizia parla di luoghi nuovi. Tutto è in movimento. Bisogna indovinare le fasi della lotta dal fumo dei colpi, dalla direzione del tumulto, come nei vecchi tempi delle battaglie di manovra.

Dopo la lunga e spaventosa immobilità delle trincee, siamo entrati in una fase di irruzione vertiginosa. La nostra forza era come una pesante massa di acqua ferma che premeva possentemente sugli argini, che li scalzava, li sgretolava, li sfiancava lentamente in un’apparenza di fissità insuperabile. L’argine è rotto e la fiumana precipita nella breccia aperta, dilaga, si spande verso altri ostacoli. Troverà argini più lontani, ma per il momento la cateratta sgorga e romba.


Si combatte con violenza ai fianchi, per allargare il varco della linea fortificata che ci tratteneva. Un bombardamento intenso batte il Monte Santo e il Monte Kuk, al nord, batte i rovesci del San Michele e il Vallone di Do-