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il guado dell’isonzo 155


nazione dei nostri soldati. Fermati, ributtati dalle raffiche delle mitragliatrici, si riordinavano, e via di nuovo. Si vedevano andar su veloci, poi il brulichìo dell’assalto si rallentava, si diradava, e l’ondata di uomini ricadeva. Intanto le nostre forze che avevano aggirato il Podgora, da Lucinico a Grafenberg, erano battute dall'artiglieria. Di fronte a loro, proprio sull'altra riva dell’Isonzo, dei lancia-bombe scaraventavano enormi proiettili che sviluppavano immense nubi di gas lagrimogeno. I nostri combattevano con gli occhiali e la maschera. Il fumo del bombardamento austriaco sorgeva oltre la cima del Podgora a grandi nembi.

Il combattimento era sanguinoso. Ogni assalto lasciava un disseminamento di caduti, austriaci e italiani, fra i reticolati sconvolti e sul bordo delle trincee. Si sentiva però che la resistenza perdeva animo e forza. Finalmente, verso mezzogiorno, un attacco più nutrito, più violento, furibondo, decisivo, ha portato i nostri sulla cima. Il panorama di Gorizia con lo sfondo delle verdi alture di San Marco, e lontano la diafana vallata del Vippacco, si è aperto meravigliosamente al loro sguardo stupito.

Lo spettacolo inatteso li ha fatti urlare di entusiasmo. Per un anno erano rimasti aggrampati a pochi passi da questa visione, come sotto alla cornice di un muro, senza ve-