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6 | notte veneziana di guerra |
E tutto, razzi, proiettori, mitragliatrici, fucili, cannoni, tutto s’infiamma, scoppietta, divampa, tuona nel medesimo istante. Non vi è stata una gradazione di violenza. La guerra è sopraggiunta in un secondo con una pienezza di furore.
Nubi di fumo si addensano, si allargano come un nembo di temporale, si sfioccano lentamente, passano a tratti sulla luna, e allora la Laguna si abbuia. Nell’uragano dei colpi, di tanto in tanto dei boati più forti, cupi e poderosi, fanno sussultare la terra: bombe austriache che scoppiano.
Il frastuono immane dei colpi penetra la città, si allarga e si fonde negli echi, corre le arcate, passa come un urlo, e ogni cupola, ogni vôlta, vibrano e chiamano come dei gong mostruosi percossi senza tregua. Poi, ogni tanto, un silenzio improvviso. I difensori ascoltano.
Ascoltano il volo del nemico. Di notte l’aeroplano non è che un rumore. Non è possibile vederlo. Bisognerebbe poter illuminare il cielo non al di sotto ma al di sopra di lui. Qualche volta, per un attimo, esso disegna contro alla luna la sua forma rigida, leggera e minuscola da insetto; ma è raro. Si segue il suo volo nel buio con microfoni speciali, che indicano approssimativamente dove è il nemico. O meglio dove era; perchè il suono è lento. Non si può sparare sull’aeroplano invisibile.