Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
144 | il guado dell’isonzo |
La stazione meridionale della ferrovia sembra occupata. Si combatte in questo momento alle prime case, all’imboccatura del Corso e di via Manzano, le grandi arterie della città, che nei pressi della stazione si presentano come vialoni bianchi fiancheggiati da orti e da villette.
Per quale magia la grande notizia ha raggiunto fulmineamente le borgate, le città, i villaggi lungo le frontiere della vecchia Italia? Ogni casa ha messo fuori la sua bandiera. Un’ora dopo che i primi drappelli nostri avevano toccato l’altra sponda del fiume, un festoso sventolìo di tricolori palpitava sopra ogni centro abitato, da Cormons a Udine, da Cervignano a Palmanova.
La testa di ponte austriaca di Gorizia, sgretolata per tutto dai primi assalti del giorno 6, è definitivamente caduta faggi a mezzogiorno. La resistenza del nemico aggrappato solidamente sulla cresta del Podgora, sull’altura del Grafenberg (che è una continuazione del Podgora digradante nel vallone di Oslavia), e sui rovesci di Oslavia, è stata accanita, ostinata, disperata. Le ali erano cadute, e il centro reggeva ancora, tenacemente; avviluppato, tagliato fuori, senza speranza, ha sostenuto per tre giorni il nostro urto.
Abbiamo dato ieri una visione generale della