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il guado dell’isonzo 143


quarantacinque, ma tutti solidi. Hanno un’aria sbalordita ma rassegnata. Gli anziani marciando fumano la pipa. «Dove siete stati presi?» — domanda loro un ufficiale. «Grafenberg!» — rispondono. Erano in caverna, al sicuro, e stavano per escire è prepararsi alla difesa delle trincee quando i nostri, arrivati «come fulmini» — raccontano i prigionieri — li hanno sorpresi e costretti ad arrendersi.

È il tramonto. La battaglia non rallenta. Lo scroscio della fucileria è intenso sul Podgora e il boato delle artiglierie empie le valli. Ma la felicità è in tutti gli occhi. La parola «Vittoria!» è su tutte le labbra. Nelle strade affollate, sulle truppe in marcia, sulla fiumana dei caschi di acciaio, si vedono i comandanti a cavallo che parlano ai soldati, che gettano loro le notizie a piano a mano che le afferrano per una parola gettata da motociclisti che passano, E l’acclamazione si rinnova, densa, appassionata, ed echeggia nella serata divina.


IL GUADO DELL’ISONZO.

Zona di guerra, 8 agosto, sera.


Le nostre avanguardie, varcato l’Isonzo fra il villaggio di Podgora e la strada di Lucinico, hanno portato la linea di battaglia nella città di Gorizia.