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142 l’assalto prodigioso


Si combatte in un crepuscolo. L’oscurità è tale che si scorgono i lampi vividi degli scoppi. Si rovesciano là dentro tempeste di shrapnells.

Ora è il tiro nemico che tambureggia, da San Gabriele e dal Kuk e dal Monte Santo. E da quell’ombra lugubre, da quell’uragano soffocante e tetro, arrivano notizie di esultanza, che sembrano fatte di luce. L’altura di Peuma sembra presa. I nostri sono alle prime case del paese.

Nella pianura l’attacco ha avanzato da Lucinico. È disceso dal Calvario. È forse al paese di Podgora. Ha occupato il cavalcavia della ferrovia nel quale il nemico si era incavernato. Si dice che i nostri siano ai ponti. Si dice anche che abbiano plesso il piede al di là. Il bombardamento nostro batte ora il sobborgo di Sant’Andrea. Demolisce, scaccia. Gorizia non si vede più. Un fumo di incendi si abbatte lungo il fiume. La battaglia è alle sponde. Intanto si spargono notizie del San Michele. Tutte le cime si dicono prese. L’attacco scenderebbe dall’altra parte.

Da per tutto si annunziano numerosi prigionieri. Un battaglione è stato catturato intero sul Sabotino. Altri nuclei sono stati presi sul Grafenberg, su Peuma. Ecco, arrivano dalle posizioni le prime carovane, fra le baionette.

Sono tutti slavi, di ogni età. Vi sono dei giovani di diciassette anni e degli uomini di