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l’assalto prodigioso 133


boscaglie dei poggi, sui rovesci alberati, nelle gole ombrose. Per alcune ore questo violento cannoneggiamento ha martellato degli obbiettivi misteriosi.

Pochi colpi cadevamo visibilmente sulle posizioni nemiche. Il compito dell’artiglieria pareva incomprensibile. Si sarebbe detto che essa sparasse a caso. Le sue granate esplodevano lontano, sollevavano remote colonne di fumo oltre le linee della fanteria, si accanivano su qualche vertice.

Faceva un tiro che non era nè di demolizione nè di interdizione. Era un tiro di decomposizione. Batteva le sedi dei comandi nemici, batteva gli osservatori, sconvolgeva così i centri delle comunicazioni telefoniche, cercava i nervi della difesa, attaccava l’avversario agli occhi e al cervello, indeboliva la sua organizzazione in quello che essa ha di più delicato e più vitale. Sconcertava e paralizzava il nemico prima ancora di colpirlo nella sua forza combattiva. Le risposte erano rare, incerte, non sapevano dove dirigersi. Alle dieci questo strano e spaventoso preludio è cessato. Il fuoco ha mutato direzione.

Le posizioni austriache, rimaste in ombra, e un po’ velate nella prima mattina, cominciavano allora ad essere lambite dal sole. Il cielo era sereno, l’aria limpidissima. Le trincee si disegnavano nettamente sui declivi scorticati,