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124 la fine di cesare battisti

Hai un pezzo di carta e una matita? Cerchiamo di informare il Comando. Scrivi: «Siamo trincerati nella selletta, non abbiamo più che una quarantina di uomini validi, possiamo resistere ancora un’ora».

Sono le ultime parole, che Battisti ha scritto, con la sua calligrafia ferma e chiara. Un soldato si è allontanato per portare il messaggio. Non ha fatto dieci passi che è caduto fulminato.

Nessuna speranza di comunicazione col mondo. Quel pugno di eroi era isolato fra le masse nemiche e l’abisso. Un 305 batteva ora dietro ai nostri la vetta del Corno. E il 110 allungava il tiro, studiosamente. Ogni suo colpo si avvicinava un po’ più.

Per mantenere una certa intensità al tiro della difesa, tutti i feriti che potevano ancora muovere le braccia combattevano fra i sani. Fra gli altri un caporale con una gamba spezzata, dissanguato, pallido e silenzioso, sparava lentamente. Chi non poteva maneggiare più il fucile, raccoglieva le cartucce dei morti e le porgeva ai tiratori.


Sulla cima della montagna, nella mattina limpidissima e fresca, il glorioso e truce episodio volgeva alla sua fine. Il numero dei difensori validi diminuiva. Verso le sei non v’erano più che una dozzina di uomini illesi. Poi il 110 è arrivato a colpire giusto. Una granata ha pre-