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la fine di cesare battisti 121

tura fra le due punte, sui prati della terrazza, il fuoco delle mitragliatrici e dei fucili radeva il terreno scoperto. I razzi illuminanti del nemico solcavano il cielo senza interruzione e ci si vedeva come in pieno giorno. Ad onta delle perdite, che da un momento all’altro si facevano più gravi, i nostri, con calma magnifica, hanno continuato imperterriti a svolgere la loro azione.

Una compagnia, seguendo le istruzioni ricevute, si gettava a destra, alla scalata del Corno. La guarnigione austriaca di quella vetta, vistasi tagliata fuori, dopo una breve e furiosa resistenza, si arrendeva. Intanto un’altra compagnia convergeva a sinistra attaccando da quel lato la Quota 1801. A questa compagnia si univano poco dopo i conquistatori del Corno, che avevano lasciato un plotone a guardia dei prigionieri.

Sul declivio scoperto passavano uragani di piombo. Gli assalitori avanzavano lentamente strisciando sull’erba, e ad ogni minuto le loro schiere si facevano più sottili. Il prato si costellava di caduti. Ma i nostri non si fermavano. Andavano avanti, avanti.... Quando giunsero ai reticolati austriaci, erano ridotti ad un pugno d’uomini. E lì, sotto i reticolati, trovarono i resti della compagnia Battisti che era salita all’attacco del canalone. Però, traspor-