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me. Fermo, guarda un istante e, levata una mano, con voce dolce e grave dice:

«Piangete pure, soldati! Gli occhi che hanno guardato in faccia il nemico possono piangere. Le loro lacrime non sono segno di debolezza. Una nuova forza è in voi. Vincerete! Vincerete e vendicherete i vostri compagni caduti e il vostro generale!».

L’allineamento degli elmi ha delle oscillazioni lievi, involontariamente le teste si muovono come per un assentimento muto, per un consenso solenne e silenzioso. È un fremito che approva, che dice: Sì, sì, vendicheremo!...

E senza requie, tutto intorno, il cannone rugge.


LA FINE DI CESARE BATTISTI.

Vicenza, luglio.

Non vi è più alcun dubbio. I rapporti minuziosi giunti ai comandi e le deposizioni degli eroici superstiti del battaglione degli Alpini Vicenza sono concordi: Cesare Battisti è caduto ferito sul Monte Corno, ferito è stato raccolto dagli austriaci e impiccato.

Lo hanno impiccato morente. L’infamia del nemico sorpassa ogni immaginazione. Ecco perchè si è avuta tanta fretta. Fra la cattura, la condanna e l’esecuzione non sono trascorse qua-