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dopo l'assalto 111


in una folata di battaglia: combattimenti fra le rocce, combattimenti sulle nevi, combattimenti nei boschi. I soldati, all’appello dei morti, rivivono la loro epopea di tappa in tappa.

L’ultima lotta, dalla quale queste truppe sono appena discese, è stata appunto al Monte Zebio, a nord del Mosciagh, fra la valle di Nos e la valle Galmarara.

Durante il funerale, la posizione del Zebio è indicata da rimbombi profondi che si succedono a intervalli regolari. Il cannone batte la vetta, che abbiamo preso, perduto, ripreso, riperduto.

È una delle vette nude che si sollevano al di sopra della zona dei boschi, senza arrivare ancora a quella della sterilità. Salendo da Asiago, è la terza montagna della catena che noi assaliamo, una catena che dal Monte Interrotto, sulla Conca di Asiago, fino alla Cima Dodici, sul ciglione dell’Altipiano precipitante nella valle del Brenta, allinea delle vette con una regolarità singolare, quasi equidistanti, ma una più alta dell’altra di due o trecento metri. Le ultime sorpassano le altitudini delle vegetazioni, balzano su scheletrite, sassose, tutte macigni e pareti a picco, e la Cima Dodici, l’ultima, turrita, dirupata e grigia, raccoglie ancora un candore di nevi nell’ombra dei suoi canaloni.