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110 dopo l'assalto


ponenti e strani da cattedrali favolose, immense e fosche.

Dagli accampamenti silvani una massa di soldati è discesa sul velluto verde del prato inondato di sole, e aggruppata qua e là, taciturna e reverente, assiste al funerale eroico.

Non è possibile ridire la grandiosità che assume la cerimonia semplice di questo addio nella selvaggia e truce maestà della montagna, mentre il cannone tuona come per le esequie di un re.

Una batteria non lontana da una boscaglia apre il fuoco. Nessuno si volge. L’affollamento delle truppe è fermo e muto. Ascolta ora una voce che si spande nella quiete luminosa. Un ufficiale evoca sulla salma del generale tutti i morti della brigata.

Egli fa i nomi degli ufficiali caduti, e pare che li chiami, ad uno ad uno, in un appello solenne. Ed essi sorgono alla chiamata e passano alla memoria degli uomini schierati. Ad ogni nome, echeggia nel cuore di quei fieri soldati una voce inaudibile e nota che risponde: Presente!

Sono voci lontane, che vengono dal Mrzli, che vengono dall’Altipiano di Folgaria, che vengono dal Monte Baldo, che vengono dal Monte Zebio: più nette queste, più vibranti, più vicine alla vita, voci di ieri. E ricordi di assalti e di mischie arrivano portando ogni risposta