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grandi date della nostra guerra. Il bollettino odierno intanto annunzia che in Val Travignolo la nostra avanzata continua.


DOPO L’ASSALTO.

Dalla fronte, luglio.


Gli ufficiali della brigata lo chiamavano «il nostro papà», ed i soldati lo amavano con quella dedizione veneratrice che essi hanno sempre per i capi che conducono alla vittoria. Era un generale dal volto fiero, burbero, oscuro, pieno di volontà, di energia, di decisione, con una luce di bontà negli occhi accigliati. Gli uomini erano conquistati da quell’affetto chiuso che li seguiva nell’azione dal profondo del suo sguardo, come un testimonio silenzioso e appassionato, ed hanno fatto delle cose magnifiche, segnando col loro sangue e con la loro carne le dure tappe delle avanzate vittoriose. Il generale è morto.

Lo ha ucciso una granata lanciata alla cieca nel bosco, mentre la truppa che egli comandava, espugnata una formidabile ridotta austriaca, mandava giù per i viottoli oscuri lunghe carovane di prigionieri.

Piccoli drappelli della brigata scendono ora nella valletta dalle posizioni. Portano le ban-