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come fu conquistato il passo di rolle 103


i loro mantelli, le loro tende, e hanno creato dei ponti sui quali sono passati aiutandosi gli uni con gli altri.

La difesa disgregata cedeva a poco a poco da ogni parte, la fucileria s’infiacchiva. Da settentrione l’assalto era arrivato ad espugnare un cardine della resistenza, la quota 2207 che corona una speronata del monte, e avanzava verso la vetta principale, verso lo «Spitz». Avanti a tutti un soldato si slanciava affannosamente. Era un genovese. Aveva portato con sè e stringeva sul petto una bandiera italiana. Quando è giunto alla vetta egli è corso alla stazione radiotelegrafica che il nemico vi aveva eretto, e si è arrampicato sull’asta alla cui punta, poco dopo, la nostra bandiera sventolava.

È scoppiato un urlo di entusiasmo. L’evviva si allargava. La bandiera era vista da lontano, e dalle valli, dall’abisso, dalla spianata di San Martino di Castrozza biancheggiante di rovine saliva un vocìo rauco. Il cannone tuonava contro il Colbricon.

La resistenza ostinata si prolungava qua e là per opera di piccoli gruppi e di tiratori annidati, mentre già i primi nuclei di prigionieri scendevano fra le baionette. Un ufficiale mitragliere, sulla vetta, intanato in un appostamento blindato, seguita a far fuoco sui nostri spazzando il terreno sopra un largo raggio. Impossibile affrontare quel ventaglio di morte. Delle