Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/112

102 come fu conquistato il passo di rolle

golare di mitragliatrici: l’assalto avanzava a sbalzi, dei gruppi d’uomini si formavano, si dissipavano, si riformavano a ridosso delle sporgenze, e ad ogni sosta lo scrosciare del fuoco diveniva più alto.


Ad un tratto, al di là di una zona battuta dalla grandine delle pallottole, sulla selletta del dorso, presso la vetta, i nostri vedono avanzare un soldato italiano, solo, che chiama i compagni: «Venite su, avanti, svelti, svelti!». Lo riconoscono era con loro, lo chiamano per nome. Come è arrivato solo lassù?

Semplicissimo. Girando non visto intorno ad un roccione è riuscito ad arrivare dal di dietro all’ingresso di un rifugio pieno di austriaci. Questo eroe da romanzo, un certo D. M., si è presentato sulla soglia gridando: «Arrendetevi! Vi prometto salva la vita!» — e voltandosi indietro ha urlato a delle truppe immaginarie: «Compagnie avanti! Non uccidete i prigionieri!» — Intanto gesticolava per farsi capire dai compagni lontani.

Quando i primi plotoni sono arrivati fino a lui, hanno visto nell’ombra del rifugio una folla immobile con le braccia levate. Gli austriaci si erano arresi. Da ogni parte altri plotoni sopraggiungevano. L’artiglieria era riuscita a sconvolgere ma non ad aprire i reticolati. I soldati hanno gettato sulla siepe di ferro le loro coperte,