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94 il baluardo ripreso


Erano le tre e mezzo del pomeriggio. Nella quiete subitanea è passato un lacerante scoppiettìo di fucilate. Poi un grido sovrumano, come un ululato di tempesta è sceso dalla vetta, e pareva che scendesse dal cielo. L’assalto.

Si è visito un brulichìo confuso lassù, e il fuoco è cessato. La prima trincea era presa.

È stata presa in meno tempo di quello che ci vuole per dirlo. Gli alpini sono andati su in un balzo, e sono comparsi nettamente sul profilo della montagna. E subito hanno cominciato a lavorare per rafforzarsi. Con una calma superba, lentamente, muovendosi con la pesantezza possente del montanaro, il fucile infilato alla spalla per avere le mani libere, trasportavano pietre, erigevano muri, creavano parapetti, in mezzo agli scoppi delle granate a mano, avvolti ogni tanto dal fumo. Si vedevano gli ufficiali eretti e immobili, la mano tesa, dare degli ordini, curvarsi al passaggio di una bomba sulla loro testa e risollevarsi senza nemmeno guardare dove la bomba era scoppiata. Il cielo si era annuvolato. Tutto si era fatto oscuro, grigio. La montagna così fosca pareva più grande, più imponente e sinistra, aveva assunto una maestà terribile, e gli uomini non erano più che delle ombre nere che sembravano muoversi sul parapetto di una torre titanica.

Nel combattimento gli alpini avevano esaurito