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92 il baluardo ripreso


cumoli densi e grandi: scoppi di tubi esplosivi lanciati nei reticolati.

Il bombardamento non aveva distrutto le difese. Gli alpini si sono trovati davanti ad ostacoli insormontabili. Dovevano lavorare a dieci metri dal nemico per aprirsi il varco. Si servivano delle granate per costringere gli austriaci a tenersi nascosti, mentre arditi volontari andavano avanti, scoperti, per strappare i «cavalli di Frisia» dal loro ancoraggio e svellere i reticolati.

Intanto dietro ai combattenti si organizzava l’assalto. Da pianerottolo a pianerottolo, da sporgenza a sporgenza, si vedevano salire dei carichi faticosamente issati con delle corde: erano mitragliatrici. La truppa si riuniva a gremire le ultime cornici. L’artiglieria, che temeva di colpire i nostri, batteva lontano. I cannoni austriaci sferravano raffiche un po’ per tutto, sui fianchi del monte, sul Caviojo, su Arsiero, e le grosse granate scoppiavano nel fondo della valle provocando sulla strada che costeggia il torrente un sinistro precipitare di macigni, uno scorrere di frane scroscianti con un rumore cupo di cateratte.

L’avanzata laterale delle fanterie era paralizzata. Sull’Astico, prese d’infilata dalle posizioni del Castelletto, erano state fermate a mezza costa. Sul Rio Freddo avevano potuto raggiungere nelle prime ore del giorno il margine dell’alti-