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Onde sia l’eccellenza e la varietà degl’Ingegni, ed onde le diverse inclinazioni del Genio.


Per vie affatto contrarie a’ sopradetti, vanno coloro, che ponendo tutta l’energia dell’ingegno nella forza dell’anima, e l’uso suo migliore independente da gli strumenti del corpo, negano da veruna sua apparenza sensibile i potersi prendere argomento di quale o quanto sia in altrui l’ingegno. Hanno l’anime, dicono essi, fra loro differenza, non solo nell’esser proprio, ma ancora ne’ gradi d’accidentali eccellenze, che le fanno l’ una più o meno dell’altra perfette. Lode è questa di quel grande artefice che le forma; e ornamento del mondo niente minore di quello, che sia in tanti volti d’uomo, pur composti di poche membra tanta varietà di sembianti che trovarne due simili è maraviglia, due stampati con la medesima impronta quasi miracolo. Così nascendo la diversità degl’ingegni da diversi gradi di perfezione dell’anime, a che cercarne indicj dal corpo, come se (conforme all’errore di quel gran Protomedico) l’anima altro non fosse, che consonanza di qualità, e armonia d’umori? Argomentar dalla voce, dal colore, dalle fattezze finezza d’ingegno, è come da’ pennelli indovinar l’eccellenza dell’arte d’un grande Apelle, o dalla spada di valore del braccio d’un fortissimo scanderbeg. Un Bue con un solo fendente di viso per mezzo, un’Alessandro dipinto sì, che il braccio rilevato col fulmine gli usciva della tela: questi sono veri argomenti d’arte e di forza. L’ingegno anch’egli non altrimenti che dall’opere si conosce; altre vestigie non lascia da cui s’indovini di qual forma sia, altr’ombra non ha, da cui se ne prendano le misure.

E se ciò non è vero, mirisi la diversità degl’ingegni, che, quasi stelle di differente genio e natura, variamente inclinano; e poi, se v’è, si truovi nella tempera del corpo il principio onde deriva.

Altri sono di mente, sì presta, che sembrano avere i