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confacevoli ancora a gl’ interni lor genj e alle lor tempre abbia disegnate l’ esterne fattezze del volto, e usata tale l’ architettura del corpo, qual’ era l’ inclinazione dell’ animo. Quindi ha presi l’ arte del conghietturare i suoi principj; onde, da ciò che in altrui si vede, quello, che sta nascoso ritrae e argomenta. E come che della qualità de’ costumi buoni e rei, molti e varj, e bene spesso fra loro repugnanti, diano gl’ indicj dell’ingegno in chi stupido, e in chi penetrante e acuto si truovi; tanti per saperlo ne danno, come se un Proteo nelle naturali fattezze della sua faccia, e non un’ingegno nelle sue qualità, conoscere si dovesse.

Ma Perché molti di questi maestri indovini, più alle fattezze e alla tempra d’ alcuni pochi ingegnosi che all’ universali occultissime cagioni dell’ ingegno attendendo, hanno fatto i volti di pochi stampa commune di tutti, tanto che dicon del Porta, che, come s’ egli fosse l’ Alcibiade onde ricavar si dovessero le fattezze d’ un vero Mercurio, copiando sé stesso, da’ particolari suoi segni formò le universali e quasi uniche conghietture, d’ un’ eccellente ingegno; quindi è, che sì fallace riesce, dalla sembianza e da’ lineamenti del corpo indovinare la vastità, la sottigliezza, la velocità, la profondità d’ un’ ingegno. Riferirò io qui, ma senza grande sforzo per rifiutarli, i più communi segni, che di questa materia si danno dalla scuola del conghietturare. E prima:

Negano i Platonici potere star’ in uno stesso uomo bellezza d’ ingegno e deformità di corpo. Quel trino di Venere con la Luna, ch’ è il suggello con che le stelle stampano i più bei volti, aver consonanza co’ numeri che contemprano l’ anima, e l’ accordano al moto della prima Mente. Pitagora, quell’ anima di luce, essere stato di sue fattezze sì bello, che gli scolari suoi, altri lo chiamavano, altri lo credevano Apollo vestito da Pitagora, o Pitagora copiato da Apollo. Né manca la sua ragione al detto: conciosiecosaché la bellezza altro non sia, che un certo fiore, che su questa terra del corpo dall’ anima, quasi seme