Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/87


parte seconda 87

Comedia; si era ella mal composta. Ma egli pur volle, che, al dispetto dell’arte, Tragedia fosse; e gli riuscì dandole un’esito lagrimevole con istracciarla. Il Capricorno, ch’egli ebbe in ascendente, lo chiamava a coman dare, non a poetare; non alla penna, ma allo scettro; non alle scene private, ma al publico teatro del mondo.

All’incontro Ovidio, applicato dal padre alle liti, litigò più con sè stesso che con altrui; perchè il genio di Poeta, e’l gentilissimo influsso de’ Gemini, lo richiamava da gli strepiti del foro alla quiete delle Muse, e dalla spada d’Astrea al plettro d’Apollo: onde finalmente, cominciando da sè l’opera della sua Metamorfosi, un giorno si trasformò d’Avvocato in Poeta.

Eccovi come il Genio è una calamita fedele, che può ben’a forza rivolgersi altrove che alla sua Tramontana, ma non mai acquetarvisi, sì che senza violenza vi stia, fin che anch’egli soavemente operi in noi quello, che del Fato disse il Poeta1:

          Ducunt volentem Fata, nolentem trahunt.

Che s’egli avvenga, che l’interesse o dell’onore o del guadagno non voglia che si tralasci quello che male si cominciò; eccovi nelle Academie delle Lettere, come nella Libia d’Africa, i mostri. Un Medico Poeta, un Filosofo Istorico, un Giurista Matematico; ne’ quali confondendosi quegl’innati semi che si portaron dal ventre nell’istinto dell’animo con quelli che s’acquistarono studiando, mentre nè quelli nè questi affatto prevalgono, con esser l’uno e l’altro, non si è nè l’uno nè l’altro.

Ha dunque di mestieri, perchè felicemente riesca l’applicarsi non solo alle Lettere, ma a questa più che a quell’altra professione di Lettere, consigliarsi col proprio Genio; che suole, a chi ha buon’orecchio, farsi intendere con la lingua de’ spessi desiderj quando non ha ciò che vuole, e col gusto che pruova quando l’ottiene. Anche alla sua volontà bisogna dire com’Eolo a Giunone:

                              Tuus, o Regina, quid optes
          Explorare labor; mihi jussa capessere fas est2,

  1. Seneca.
  2. En. Lib. 1.