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l’ingegno e nel sapere una stella di prima grandezza, non si paragoni con le più minute, ma co’ Soli del mondo, e si vedrà in uno stesso e svanire la luce, e scemare l’ambizone.

3. Che uno, dov’è grande fra gli altri, voglia esser maggiore degli altri; dov’è de’ primi, voglia esser solo; ciò non può soffrirsi in veruno più che già si tollerasse in quel superbo Pompeo, qui ut primum Rempublicam aggressus est, quemquam animo parem non tulit; et in quibus rebus primus esso debebat, solus esse cupiebat1. Per eccellente, che voi vi siate ogni qualunque professione di Lettere non perciò siete voi mai una Fenice sola e unica al mondo, nè un Primo Mobile, che, Senza ricevere imprcssione, o movimento da cielo superiore, dia il moto e ‘l giro alle Sfere minori. Chi v’è che tanto sappia, che inanzi a lui gli altri non sappian nulla, sì che possa mettersi in bocca la superba parola del Principe Caifasso: Vos nescitis quidquam? La natura non fu sì sterile, che, formato voi, non avesse stampa simile per altrui: nè sì povera, che, per far voi ricco d’ingegno, lasciasse gli altri mendici. Perchè dunque vi mirate voi attorno, e non vi parendo di veder nel mondo chi possa starvi a paragon di sapere, dite pazzamente a voi stesso quello, che Deucalione disse alla sua compagna2: Nos duo turba sumus? Perchè fate il vostro ingegno un Procuste, e volete che ognuno s’aggiusti alla statura del vostro giudicio, come misura del retto; e perciò troncate i piedi a chi vi passa, e gli stirate a chi non v’arriva?

Ma quando ben voi foste d’ingegno e di sapere il primo fra i primi non è egli gran bassezza di cuore e viltà d’ animo l’essere perciò panegirista di sè stesso e disprzzatore d’altrui? I torrenti, udite voi come fremon d’intorno e cozzando co’ sassi romoreggian sì forte, che sembrano portare non un torrente d’acqua ma un mare? e pur molte volte non hanno fondo d’un palmo, benchè abbiano letto d’un miglio. All’incontro i fiumi reali non men profondi che vasti, con quanta, dirolla, modestia si portano al mare? Non sode da essi un fischio, che, avvisi altrui quanto

  1. Vellejus Lib. 2.
  2. Ovid. Met.