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66 | dell’uomo di lettere |
ALTEREZZA
11.
Stima del suo sapere, con dispregio dell’altrui.
Non è sì piccolo il capo d’un’uomo, che, meglio del favoloso utre d’Ulisse, non sia capace di quanti venti spirano fasto e alterigia, niente meno gagliardi per metter sossopra la terra e il mare, di quello che sieno i turbini per sollevar tempeste, e l’esalazioni imprigionate nelle caverne sotterra per iscuoterla con tremuoti. Lo sanno per lor parte que’ miseri Letterati, che, non so s’io dica pieni o anzi vuoti di sè stessi, si veggono andar sì tronfj, che sembrano portar sè stessi in carro e in trionfo. Essi sono i Sauli, che tengono sopra gli altri, ab humero et sursum, non la testa tanto, come il cervello e la mente. Essi gli Olimpi, a cui le più altere cime de’ monti, i più sollevati ingegni, e l’anime di più sapere appena giungono a pareggiar le falde, e a baciare i piedi. Essi i Soli, che soli hanno luce per rischiarar tutto l’oscuro, e oscurar tutto il chiaro.
Costoro non so se cavassero più le lagrime da Eraclito per compassione, o le risa da Democrito per ischerno. Benchè, vi par’egli che sia degno del pianto d’an Filosofo, e non anzi delle risa del volgo, un’Alessarco di professione Grammatico1? a cui parendo la sua scuola un cielo; gli ordini delle panche, che gli stavan d’attorno giri di sfere; i fanciulli, che l’udivano, stelle; i suoi insegnamenti, luce; i nomi, i verbi, i pronomi, gli articoli, ecc., segni del Zodiaco; sè stesso facea un Sole, nè voleva essere altrimenti o dipinto o chiamato; ed era colpa, mirarlo senza un certo patimento de gli occhi, come quando nel Sole si affissano. Più gli s’adattava quel titolo, che Tiberio soleva dare ad Apione Grammatico come lui, e niente meno di lui millantatore; vuoto di senno, e pieno di vento, e perciò acconciamente detto Cymbalum mundi.
- ↑ Clemens Alex. in Protr.