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sott’abito donnesco nascoso. Il successo fu, che, mentre altre di loro correvano a gli specchi, altre a’ fermagli, alle smaniglie, alle anella, Achille, ricordandosi di sé stesso, diè di piglio alla spada, che fraposta ad arte stava in que’ feminili ornamenti; e con ciò scoperto e, quasi vinto da Ulisse, gli si rendette, e gli si diede per compagno nell’ impresa di Troja. Parimenti alla lezione de’ libri portar, si dee un’ animo nobilmente maschile, che, sdegnoso e schivo di quanto sente del feminile, solo a cose degne di lui inchini il desiderio e porga la mano.

Anche in questo si mostrò pari a sé stesso, cioè grande, Alessandro, quando, offertagli la lira di Paride, su la qua- le, colui cantò tante volte le bellezze d’ Elena e i suoi amori, non degnò darle né pure uno sguardo; ma in sua vece, desiderò quella, che il grande Achille nella caverna del vecchio Chirone con le mani ancor imbrattate nel sangue delle Tigri e de’ Lioni poco prima sbranati sonava.

Ma non basta solo avere nella lezione de’ libri pericolosi buon fine, se non si ha ancora buon modo, sì che il leggerli sia così circospetto e guardingo, come di chi camina per ignes suppositos cineri doloso.

Spiegollo ingegnosamente S. Basilio, ove disse, che non si dee mai dare l’animo suo, come il timone, in mano, all’Autor che si legge, sì che possa torcervi dove vuole e condurvi ovunque gli piace. Lungi dalla Torpedine sin dove arriva il velenoso suo freddo; altrimenti, se con esso vi lega e rende stupido e insensato, vi fa sua preda. L’erbe (siegue Basilio), per odorose che sieno, se sono rammescolate con cicute e napelli, i fiori, per belli che compajano, se vi covano dentro vipere e aspidi, si vogliono coglier con mano più timida che curiosa. Quanto è più coperto il pericolo, tanto più dee ternersi. Il riso in bocca e le lusinghe in volto, sono le sembianze che immascherano i tradimenti.

Stanno non solo nell’ anello di Demostene, di Cleopatra, d’ Annibale, ma ne’ libri ancora nascosi i veleni