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parte seconda 33

s’impronta nell’anima il suggello de gli affetti che altri in se fintamente esprime; nè v’è solo un’Agostino1 che abbia con vere lagrime piante le finte sciagure dell’abbandonata Didone: sono questi effetti ordinarj, che ogni giorno cagiona la poesia con le scene e co’ libri. E benchè tal volta non si sappia chi invogli ad amare l’altrui amore; s’ama però un non so che d’incognito in altrui: s’ama come quel pazzo fanciullo delle favole, che, da un’imagine vana veri amori prendendo,

          Quid videat nescit, sed quod videt uritur illo2.

Mi vergogno con Clemente Alessandrino3 di raccordar qui le due Veneri di Cipro e Gnido; quella d’a vorio, questa di marmo; statue morte per sè, ma per l’altrui lascivia troppo vive. Solo v’aggiungo l’epifonema di questo Autore, perchè della poesia s’intenda ciò, che dell’arte dello scolpire simili statue lascivamente ignude egli disse: Tantum ars valuit ad decipiendum, quæ homines amori deditos illexit in barathrum!

L’altra difesa del compor lascivo è, che tali poesie non hanno altro di male che il parerlo. Queste esser maschere d’allegorie, che cuoprono sensi di purissima Filosofia morale, conditi col mele di favolose invenzioni, perchè più facilmente si prendano mentre riescono più gustosi. Cosł per antico costume le leggi in Candia s’insegnavano a’fanciulli non altrimenti che in musica; e una gran parte della Legge divina, fu posta da David in versi nelle poesie de’ Salmi: Ut dum suavitate carminis mulcetur auditus ( disse S. Agostino4), divini sermonis pariter utilitas inferatur. Per tanto, potersi scrivere in fronte a’ lore Poemi quel terzetto di Dante5:

          O voi che avete gl’intelletti sani,
               Mirate la dottrina, che s’asconde
               Sotto il velame delli versi strani;

e con questo i Poeti, a chi ben li mira, essere Philosophos re, nomine Poetas, qui invidiosam rem ad eam artem perduxerunt, quæ maxime populum demulceat6.

  1. Lib. 1. Conf. cap.' 13.
  2. Metam.
  3. In protreptico ad Gentes.
  4. In Ps. 1.
  5. Cant. 9. Inf.
  6. Max. Tyr, serm. 29.