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talvolta solo incidentemente, e quasi accennate col dito, che, a chi non ha occhio ben’ avveduto, di leggieri, trascorrono: e pur sono cifre gravide or d’alti or d’ampj pesieri; e chi sa disinvolgere quello che in esse s’aggroppa, di nulla fa molto, e tutto per sé, tutto suo.

Il Cielo, di tante stelle che ha, a non più che sette ha date proprie sfere, e licenza e campo da correre vagabonde per quell’aria liquida e sottile, che di giù sino al firmamento si diffonde. Che se a tutto avesse voluto assegnare giri e periodi proprj; dove ora il mondo per dar luogo a sette sole è sì vasto che sarebbe egli, se a tante migliaja di stelle avesse ripartiti circoli proprj e sfere proporzionate? Lo stesso fanno nel comporre de’ loro libri i valenti Scrittori. Determinata materia è quella, cui danno luogo e quasi sfera e giro, trattandola, sì come pretendono, ampiamente. Ma intanto, non lasciano di spargere qua e là, dirolle così, stelle fisse d’alti pensieri e pellegrine cognizioni, abili a riempir, quasi un gran Cielo, un gran volume, quando truovino Mente e Intelligenza, che sappia raggirarle come richieggono. Chi di questa maniera ruba ad altrui, felicemente ladro, poco toglie, molto aggiunge, tutto fa suo. Senza danno dello Scrittore, a cui tolse una scintilla per farne un Sole. Con utile di quello stesso che prese, che d’un piccol seme negletto ne forma una gran pianta. E con grande, onor suo; già che opera di grande ingegno è, su poche note d’alcune nude parole lavorare contrapunti doppj di pellegrini discorsi. Su la semplice orma d’un piè d’Ercole formare, come Pitagora fece, tutta l’intera mole d’un corpo a giusta proporzione d’ogni sua parte composto.