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parte seconda 147

Plinio il minore, dicendo, che il Pittore ne errare quidem debet in melius.

Lisippo formò di getto una statua d’Alessandro, sì viva, che parve che nel bronzo fuso egli avesse trasfusa l’anima stessa di quel gran Monarca. Nerone, che fu crudele anche ne’ beneficj, e danneggiò infin quando pensò di giovare, avutala in suo potere con altre spoglie di Grecia, volle indorarla; giudicando, che una statua di sì prezioso lavorio non istesse degnamente sotto altro metallo, che d’oro. Non sapeva lo sciocco, che i volti guerrieri meglio con la crudezza de’ bronzi, che con la dolcezza di quel feminile e lascivo metallo s’esprimono. Dunque la statua nell’oro di Nerone perdè tutto il nobile d’Alessandro, tutto il maestrevole di Lisippo; e indorata, cominciò a parere una statua morta quella, che prima sembrava una imagine viva. Così bisognò corregger l’errore, e per colpa di Nerone scorticare Alessandro, togliendogli di dosso con la lima quella pelle d’oro che vi aveano attaccata col fuoco: e pure così lacero, così mal concio, riusciva più bello, che non prima quando era indorato. Cum pretio periisset gratia artis (disse l’Istorico1), detractum est aurum; pretiosiorque talis æstimatur, etiam cicatricibus operis atque conscissuris, in quibus aurum hæserat, remanentibus. Non sono dunque gli abbellimenti sempre abbellimenti, ma tal volta si trasformano in deformità: e dove

          Ornari res ipsa negat, contenta doceri2,

l’essere soverchiamente e talvolta affettatamente (molto più se nelle prediche) concettoso, mostra in una gran dovizia d’ingegno una gran povertà di giudicio.

Negli affetti poi, o si prenda ad imitarli, o ad eccitarli, o ad acquetarli (ch’è la parte più difficile della professione del dire, perchè un’esquisita, arte di finissimo giudicio conviene nascondere sotto tanta naturalezza, che quanto si dice non paja dettatura dell’ingegno ma sfogamento del cuore, non lavorato ma nato da sè, non portato dallo studio ma trovato nell’atto stesso del dire), qual’uso può avere uno stile, che sia lambiccato a goccia a goccia allo

  1. Plin. lib. 34. cap. 8.
  2. Man.