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ancora quel che altri tutto in opposto ne dicono: cioè, ch’ egli, o si miri la natura o l’ uso che ha, su le bilance di buon giudicio non pesa nulla, perché tutto è leggerezza; non ha punto di sodo, perché tutto è vanità. Fa come gl’ indiani d’ Occidente, che più stimavano un vetro, che una perla, una campanuccia di rame che un gran pezzo d’ oro: di questo va ricco e pomposo, et omne Ludicrum illi in pretio est. Gli autori suoi fantasticando giorno e notte si struggouo e si sviscerano il cervello, come Ragni, per tessere d’ ingegnose sottigliezze le tele de ‘loro discorsi.

Faticano in lavorare concetti, che il più delle volte riescono sconciature o sconcerti; fatture di vetro lavorate alla punta d’ una lucerna, che solo toccate, per non dir vedute, si spezzano: e pure quanto più fragili, tanto belle, imo quibus pretium faciat ipsa fragilitas.

Materia di dolcissimo trattenimento è vedere i componimenti, quasi sogni d’ infermi, passare ad ogni modo de genere in genus, provando veramente in fatti quello stesso, che dicono, i loro concetti esser baleni e lampi d’ ingegno; poiché oltre l’ essere in essi il comparire e lo sparire tutto uno, nello stesso momento balzano Oriente in Occìdente, e molte volte sine medio. Ogni lor carta rassembra una coda di Pavone, da Tertulliano spiegata in faccia al Sole, tanto varia ne’ colori, quanto incostante nel moto: Numquam semper alia, etsi semper ipsa quando alia. Toties mutanda, quoties movenda. E perché hanno per massima, che questa maniera di comporre sia un tesser ghirlande di fiori, quæ varietate sola placent, perciò vi caccian dentro ciò che può e ciò che non vuole entrarci: onde, in vederne, le parti vi verrà non tanto il detto quanto lo sdegno di Plinio, che maladisse la superstiziosa cura dell’ inventore d’ un certo contraveleno, che con più di cinquanta diversissimi ingredienti, e alcuni di loro con particelle insensibili, si compone. Mitridaticum antidotum ex rebus quinquaginta quatuor componitur, interim nullo pondero æquali, et quarumdam rerum