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copia soavissimi cibi vi mette inanzi, che togliendoveli al primo assaporarli che fate, e mettendone altri nuovi, vi tiene sempre sazio e sempre con fame: conforme all’ antica legge delle cene più nobili, in cui dum libentissime edis, tanc aufertur, et alia esca melior atque amplior succenturiatur; isque Flos Coenæ habetur. Né perché sia bello e vago lo stile, è egli perciò o mollemente donnesco, o poco robusto alle imprese del persuadere. La grazia non gli toglie la forza. Egli ha lo stesso vanto de’ soldati di Giulio Cesare, che sapevano etiam unguentati bene punare. Porti Ajace lo scudo di cuoio, senza ornamento, orridamente negletto, Achille, che l’ ha coperto d’ oro e seminato di diamanti, non è perciò men forte, perch’ è più bello . Imaginatevi un’ Alcibiade ugualmente generoso nel cuore e bello nel volto, che gode di comparire in battaglia con la ghirlanda di fiori su l’ elmo, e co’ ricami sopra la corazza, e di combattere sì adorno, come altri adorno trionfa.

Così parlano questi del loro stile, fuor di cui null’ altro lor piace. Una composizione senza quel ch’ essi chiamati Concetti, quasi una bocca cui gelasinus abest, non degnano ne pur di mirarla. Al loro palato quel solo che punge ha buon sapore; tutto il restante, Melimela fatuæ que mariscæ, è cibo da fanciulli. In fine si idolatrano la sustanza, che molte volte adorano il solo nome di Concetto, ove sospettan che sia; e poco men che non dissi, fanno con essi ciò, che con le perle colei schernita da Marziale:

Non per mystica sacra Dindymenes,

Nec per Niliacæ bovem juvencæ,

Nullos denique per Deos Deasque,

Jurat Gellia, sed per Uniones.

All’ incontro Stile moderno, dicono altri, non e cotesto. Se ne raffiguri l’ imagine viva e vera in quell’ antica pittura, che ne lasciò Quintiliano, che pure non fu il primo che ‘l ritraesse. Ma siasi come si vuole antico o moderno, abbiasi da chi che sia lode e applausi; vuolsi udire