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parte seconda 141

avvisò Seneca1, aliquid tragice grande, aliquid comice exile.

Di più le parti d’uno stesso discorso varie maniere d’orazione richieggono, e tanto varie, come dissimili sono il Raccontare dal Provare e’l Provare dal Muovere. Omnibus igitur dicendi formis utatur Orator; nec pro causa tantum, sed etiam pro partibus causæ2. Così chi ben mira un componimento di qualche mole, non vi troverà minor varietà di quella che sia in un’azione di scena, in cui molti personaggi di stato e d’ufficio differenti compajono: e come colà

          Intererit multum, Davus ne loquatur, an Heros;
          Maturusne senex, an adhuc florente juventa
          Fervidus; an Matrona potens, an sedula Nutrix;
          Mercatorne vagus, Cultorne virentis agelli;
          Colchus, an Assyrius; Thebis nutritus, an Argis3;

e nella varietà di questi personaggi anche la varietà degli affetti loro ai vuole osservare; imperochè

                              Tristia mœstum
          Vultum verba decent, iratum plena minarum,
          Ludentem lasciva, severum seria dictu;

così proporzionatamente nelle prose, alla varietà delle cose si dee variamente acconciare lo Stile. E quel solo è perfetto e unico Oratore (disse, dopo lungo cercar che fece di lui, Cicerone4), qui et humilia subtiliter, et magna graviter, et mediocria temperate potest dicere.

27.

Dello Stile, che chiamano moderno Concettoso.

Ma io indovino, che vi sarà, a cui paja, ch’io, favellando delle migliori Idee del dire, mi sia dimenticato del meglio, avendo fin’ora taciuto di quello, che chiamano Stile Concettoso, usato oggi da molti con lode non ordinaria d’ingegno.

  1. Ep. 101.
  2. Quintil. lib. 12. cap. 29.
  3. Horat. in Arte.
  4. In Orat. ad Brut.