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parte seconda 139

Insegnare, Dilettare, e Muovere. E perchè ognun. di loro ha differentissimo ufficio dall’altro, differenti ancora ha i caratteri e le forme, delle quali si serve, l’Infimo per Insegnare, il Mezzano per Dilettare, il Sublime per Dilettare, il Sublime per Muovere.

L’infimo genere, ecco i termini fra i quali il Padre della latina eloquenza lo chiuse: Acutum, omnia docens, et dilucidiora non ampliora faciens, subtili quadam et pressa oratione limatum1. In lui principali sono la distinzione, la chiarezza, l’ordine, la politezza e proprietà delle parole, senza traslati espressive e significanti. Non ha lampi, non tuoni, non fulmini, nè quelle ampie e magnifiche forme di dire, con che maestosamente grandeggia l’Orazione.

Il Mezzano2 insigne et florens est, pictum et expolitum, in quo omnes verborum, omnes sententiarum illigantur lepores: neque enim illi propositum est perturbare animos, sed placare potius; nec tam persuadere, quam delectare. Concinnas igitur sententias exquirit magis quam probabiles; a re sæpe discedit, intexit fabulas, verba apertius transfert, eaque ita disponit, ut pictores varietatem colo rum. Paria paribus refert, adversa contraris, sæpissimeque similiter extrema definit, etc.

Ma il Sublime, tutto maestà, tutto imperio, in quella soavissima violenza che fa a gli animi di chi lo sente, trasformandoli in tutti gli affetti, e rapendoli ad ogni consenso, raccoglie quanto d’altezza ne’ sensi, di forza nelle ragioni, d’arte nell’ordine, di peso nelle sentenze, d’efficacia nelle parole può aversi. Ampio, eloquente, magnifico. Un torrente, ma limpidissimo; un fulmine, ma regolato. Con somma varietà di figure, con mutazione d’affetti, senza disordine misti. Quasi una nuvola, che nel tempo medesimo dà acqua e fuoco, fulmini e pioggia. Di questa forma di dire prenderò l’imagine che Quintiliano ne disegnò3: Quæ saxa devolvit, et pontem indignatur, et ripas sibi facit. Multa, ac torrens. Judicem vel obnitentem contra ferens, cogensque ire qua rapit. Ea defunctos excitat. Apud eam Patria clamat, et alloquitur

  1. Cic. ubi sup.
  2. Ibid.
  3. Lib. 13. cap. 10.