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132 | dell’uomo di lettere |
libri; e giudicio, non basta buono per iscegliete, ma ottimo ci vuole per applicare le cose che si truovano; sì che, dove bisogna, con ingegnosa e pellegrina maniera, esprimano ciò, che a voi torna in acconcio di dire. E in questo, certissima osservazione è, che ognuno raccoglie per sè ciò che al genio suo (a cui sempre è conforme la maniera del dire) si confà e adatta. E sì come neminem excelsi ingenii virum humilia delectant et sordida, magnaTum enim rerum species ad se vocat et extollit1; così v’ha di quelli, che lasciano i diamanti col Gallo d’Esopo, e, come se avessero il cervello d’ambra gialla, non sanno tirare a sè altro che vili festuche di paglia. Così da’ fiori v’è chi colga solo la vista, chi solo Podore, altri l’imagine disegnandoli, altri le acque stillandoli; ma le Pecchie ne cavano il mele, e mele tutto d’una dolcezza ė d’un sapore, benchè da fiori di natura e di sapore diversi lo colgano. Lo stesso avviene ne’ libri, prati d’erbe e di fiori odorosi, per pascolo degl’ingegni. V’è chi da essi non cava altro che solo la vista nel diletto di leggerli; altri qualche spirito di buon’odore, per isvegliare il cervello, e confortarsi l’ingegno. Vi son di quegli, che vi fanno erba’a fasci, cogliendo alla rimpazzata ciò che prima lor viene alle mani; di quegli, che con più scelta raccolgono solamente fiori per tesserne corone e ghirlande. Alcuni spremono sughi, altri cavano acque. Pochi da una gran moltitudine di saggetti fra loro diversi sanno raccorre mele d’uno stesso sapore, applicando le cose in maniera, che tutte dican l’istesso, el che vi sia il diletto della varietà, e non vi manchi l’unione del senso.
Queste diverse maniere di scegliere e d’applicare vanno dietro al giudicio; e il giudicio seguita il genio, chè ciascheduno ha di favellare, chi in uno stile e chi in un’altro, giusta l’idea della sua mente. Perciò le cose che da’ libri si cavano, si posson dire esser come le rugiade, che, se cadono in seno ad una conchiglia, (per credenza d’alcuni ) si mutano in perle, se sopra un fracido tronco, diventano funghi.
- ↑ Quint. in dial. eloq.