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parte seconda | 129 |
Nec primo medium, medio nec discrepet imum1.
E questo è di tutti i pregi del Cielo quello, che più di tutti maraviglioso il rende; che in esso la discordia di tanti movimenti si concorde, e gli errori di tante stelle sieno sì emendati, che non solo non si fa nella varietà sconcerto o nella moltitudine confusione, ma anzi s’additano e quasi s’insegnano l’un l’altro i pianeti, mirandosi con sestili, con quadrati, con trinf, con aspetti a diametro opposti: guardature tutte, con che non tanto l’un l’altro s’accennano, quanto, a chi li mira, vicendevolmente si mostrano. Così è, disse Manilio2:
Haud quidquam in tanta magis est mirabile mole,
Quam ratio, et certis quod legibus omnia parent,
Nusquam turba nocet, nihil his in partibus errat.
Che se manca la giusta divisione delle parti, e con essa il buon’ordine a’ componimenti, come chi ha fatta la prima abbozzatura d’una statua di marmo storpia e difettuosa, quantunque dipoi la pulisca e la lavori esattamente, non le toglie mai l’essere un mostro, come che più o men mostruoso. Nè vale, che un disordinato discorso si riempia d’alte speculazioni e pellegrini pensieri, di sode ragioni, d’antica e moderna erudizione, perchè compaja con tanti lumi illustre e con tanti ornamenti bello; riuscendo in simili componimenti l’aforismo, che de’ corpi male affetti lasciò scritto Ippocrate: Quo plus nutries, eo’ magis lædes.
Convien dunque fare saviamente come le Pecchie, che prima lavorano l’incastellamento di tutte le cere, e ne ripartono gli ordini; e questa è la prima loro fatica, per cai tempo e industria maggiore adoprano: indi escono alla cerca del mele; con che in pochi giorni le vuote cere riempiono.