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nec quisquam claram et illustrem orationem efficere potest, nisi qui causam parem invenit. E a dir vero, su una rozza e grossa tela d’ispido canavaccio troppo male s’adattan ricami gentili di seta; e le perle e gli ori si sdegnano di comparire su un fondo sì vile. All’incontro, quanto rigogliose vanno, disse un Poeta, e quanto superbe l’acque del Pattolo e del Tago, perchè corrono sopra arene d’oro? Acque non sembrano, ma diamanti; non dovendosi a un fondo si nobile, licore men prezioso.

Prenda dunque, chi può degnamente trattarle, materie di sublime argomento, se vuol che ne seguano parti di nobili componimenti: altrimenti gli avverrà come a quell’Archidamo Re degli Spartani, che presa per donna una femina di statura oltre misura piccola, ne fu castigato da gli Efori, tamquam non Reges, sed Regunculos procreaturus.

23.

Ripartimento, e Ossatura di tutto il Discorso.

Trovato l’argomento pari a chi lo dee trattare e degno di chi lo dee udire, gli si ha a dar qualche ordine, facendone l’ossatura, e ripartendolo in membra, che con ingegnosa distinzione comprendano quanto di quella materia vuol dirsi. E questa è una delle più importanti fatiche di chi compone, Conciosiecosachè qual’è proporzione delle membra ne’ corpi, tal sia la divisione delle parti ne’ componimenti; cou che se ne ha quella bellezza che dalla simmetria, e quella chiarezza che nasce dall’ordine. Perciò al Giudicio tocca ideare il disegno di tutta insieme la mole; indi, come l’Amore nel Caos, distinguere, organizzare, disporre ad una ad una, poi tutte insieme congiungere unitamente le parti.

Gran lode in vero d’un nobile componimento, che per molte e diverse materie variamente s’aggiri; ma con tanta unione di tutte le parti, che vedendosi or’il piè, or la mano, or’il petto, or’il volto, sempre però uno stesso corpo, sempre il tutto in ogui sua parte s’intenda,