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parte seconda 121

occhi di Nottola, all’ora più si stimano uccelli di Pallade, quando sono più notturni.

Indarno adoprerebbe con essi la solita sua conghiettura il savissimo Socrate, che, sapendo la favella essere un’Imagine viva dell’anima, per aver cognizione di chi altri fosse, gli diceva: Loquere, ut te videam. Il loro favellare, il loro scrivere è come disegnare in piano certe mostruose figure di volti, ma sì divisati, e di fattezze sì contrafatte, che occhio non v’è che vi riscontri lineamenti d’umano sembiante, senon là dove in un Cilindro di pulito acciajo di riflesso si mirano. Ingegni infelicemente ingegnosi. Dedali maestri solo di labirinti sì ritorti, sì confusi, che appena eglino stessi truovano filo che ne gli sprigioni.

Ma non è d’una stessa natura ogni oscurità, nè un solo è il principio e la fonte di tutte. Conciosiecosachè una vẻ ne sia fatta ad arte, l’altra avuta dalla natura. Questa difetto d’ingegno, quella effetto d’ambizione: l’una degna di compassione, l’altra di biasmo.

Opinione accettata dal volgo è, ogni oscurità essere argomento d’ingegno, e l’altezza d’un grande intendimento misurarsi da essa si bene, come già da novecento stadj d’ombra si rintracciò la sublimità della mole del monte Ato. La Natura aver date all’oscurità della notte le stelle, e a quella degl’ingegni la Sapienza. Dio medesimo negli Oracoli suoi essere stato tutto caligine: e l’eccessiva luce in cui abita, in cui si vede, aver nome di tenebre, perchè sì fattamente lo mostra, che in un medesimo lo nasconde. Non altro essere stato lo stile de’ più savj Antichi, le cui menti sublimi, i cui ingegni d’alti pensieri, quasi montagne d’ertissimo giogo, tenevano quasi sempre fra le nebbie e fra le nuvole il capo. I loro scritti tanto più sicuri alla pescagione, quanto più torbidi; tanto più abili ad iscoprire carbonchi e diamanti di sodissime e chiarissime verità, quanto avevano più folte le tenebre.

Così ingannato il volgo da una falsa apparenza di verità, ammira sempre più quello che meno intende. 11 limpido, il chiaro, quantunque profondo, perchè l’arriva coll’occhio, nol cura: un palmo d’acqua torbida, perchè