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112 | dell’uomo di lettere |
Giustizia. Si riceve come il lume dal Sole nell’aria, perchè si trasfonda alla terra, e nou si ritenga invisibile ad altrui e poco utile a noi.
Dunque nel corso di tanti secoli avranno i nostri antenati, solitarj, pallidi, smunti, vegliate le lunghe notti, e consumate non tanto l’ore del giorno quanto i giorni della lor vita, per cavarsi a colpi d’ostinatissimi studj dalle ricche miniere de’loro ingegni vene d’oro di nuove verità, e nuovi conoscimenti; e isponendole liberalmente, avranno fatto publica eredità il privato lor patrimonio, perchè noi, ingrati a gli avoli, invidiosi de’nepoti, e il loro e il nostro avaramente sepelliamo?
Chi si mette in mezzo fra i nostri maggiori e quei che ne verran dietro, e mira l’esempio di quelli e ’l bisogno di questi, non veggo come possa aver cuore per negare o a quelli l’imitazione o a questi l’ajuto. Che se il solo mirare le morte imagini di coloro, che ne’ publici maneggi di pace o di guerra acquistarono nome di grandi, non può di meno che non ci punga il cuore e non c’invogli i desiderj di somiglianti imprese; in vedere ne’ libri espresse al naturale le vive e spiranti imagini dell’ingegno di quell’animè grandi che ivi a pro del mondo ancor vivono, ancor parlano, ancor” insegnano, può chi è rozzo non invogliarsi d’intendere, e chi sa non vergognarsi di tenere avaramente nascoso ciò, che altri solo per commun giovamento raccolse? Sume in manus indicem Philosophorum (dice il Morale1). Hæc ipsa res expergisci te coget. Si videris quam multi tibi laboraverint, concupisces et ipse ex illis unus esse.
Pur’è, disse Filone2, la Sapienza un Sole, a cui non può torsi lo splendore senza distruggerla. E l’anime di più alto intendimento, molti Platonici le formarono Simbole di natura col fuoco, cujus unius ratio foecunda; seque ipse parit, et minimis crescit scintillis3.
Che se a persuaderci non basta l’esempio de’maggiori, si miri il bisogno de’ posteri; a’ quali è doppia crudeltà