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dell’ Imperadore Alessandro Severo, che castigò Turino suo favorito, Perché con false promesse vendeva la grazia del Padrone. Condannollo a morire annegato dal fumo, gridando a gran voce il Trombetta: Fumo punitur, qui, vendidit Fumum.


Che reo dell’ Ignoranza di molti è chi può giovare a molti con le stampe, e lo trascura.


Uomo non v’ è, per cui mantenere più mal volentieri si affatichi il Mondo e s’ adoperi la Natura, quanto chi, non curante d’ altrui, vuole vivere per sé solo. Questi anche nella sua patria è pellegrino, e in mezzo a’ popoli solitario; ha sembiante d’ uomo, ma è una fiera fra gli uomini, che così non meritava di nascere d’ altrui, come non cura di vivere che per sé stesso.

Fra costoro non vi sia dubbio, se annoverar si debbano certi avarissimi ingegni, che i talenti d’ oro delle scienze e dell’ arti, di che son doviziosi, vogliono che seco si sotterrino nel sepolcro, prima di lasciarne utile a’ posteri con le stampe.

Che se per farlo altro stimolo non vi fosse che la gran mercede di quell’ onorata memoria, con che dopo morte immortalmente si vive:

An erit qui velle recuset

Os Populi meruisse, et cedro digna locutus,

Linquere nec scombros metuentia carmina nec thus?

Ma non v’ è questo solo allettamento che possa, v’ è ragione più forte che debba persuadere il farlo: e questa è il publico interesse, che trascurar non si può con iscusa d’ essere poco curante del proprio. Tanto più, che la Sapienza non si riceve dal Cielo, come dono che possa perdersi in noi, ma come prestanza, Perché a’ successori si renda. Sì che il farlo non tanto è Liberalità, quanto in certo modo