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lungo, sì difficile, sì pericoloso (tale era in que’ primi tempi) non vuol farsi per meno.

Ahi sciocchissimi mercatanti! Il viaggio della vita vostra, di cui studiando spendete una gran parte, la felicità dell’ ingegno, la fatica del comporre, che potrebbero empire i libri d’ oro e di perle, voi solo le adoperate per farvi ricchi, di che? favole, questioni da nulla, (quasi m’ uscì della penna Romanzi,) poesie d’ amore, riforme d’antichi testi sformati più volte che riformati, correzioni a capriccio, conghietture, imaginazioni, che so io? Quare appenditis argentum, et non in panibus? disse Isaia, e l’ intese San Girolamo delle poco utili Scienze del secolo, quanto più delle affatto vostre inutili sciocchezze? È egli ancor vivo Tiberio, che vi oblighi a dirgli, Ecuba di chi fosse figliuola? Achille, nascoso fra Vergini, di Licomede, qual nome prendesse? le Sirene di che soglian cantare, quando incantano i passaggeri? da qual mano restasse ferita Venere da Diomede? da qual piè zoppicasse Filippo? ancor vivo Domiziano, che v’ insegni a spendere ogni giorno molte ore nell’ inutile caccia di queste Mosche?

Eliogabalo, per dare al mondo argomento della grandezza di Roma, lo stolto, fece raunare tutte le tele di Ragno che per le case d’ essa pendevano; e fattone un montone, quello stimo abile fondamento ad un concetto pari alla grandezza d’ una Città reina del mondo. Non v’ è niun Savio, che non si rida di questo pazzo. Ma non è egli questa pazzia la medesima di coloro, che, per dare un publico saggio del loro ingegno, raccolgono una massa, più di tele di Ragno che di carte in un libro, inutili e vane materie, scrivendo? Utinam taceretis, et videremini sapientes. Vi facciano quanto si voglia grandi gli applausi di stolti amici: questi non sono mai più, che quali Diogene chiamava le maraviglie che si facevano a gli spettacoli di Bacco, magna miracula stultorum.

Ma fra le inutili fatiche degl’ ingegni (come che gl’interessati sieno per risentirsene) accenno solo doversi riporre ne’ primi luoghi quella, che San Basilio a