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108 | dell’uomo di lettere |
del giorno, consumavano intorno a certe fanciullaggini, meritevoli non so se più di riso o di sferza1. Mus syllaba est; syllaba caseum non rodit; Mus ergo caseum non rodit. O pueriles ineptias! In hoc supercilia subduximus? In hoc barbam demisimus? Hoc est, quod tristes docemus, et pallidi? Gli uomini si suol dire che sono due volte fanciulli, una quando escono dalle fasce, l’altra quando nell’ultima vecchiaja rimbambiscono: ma chi in queste inettissime vanità occupa, per non dire consuma, la vita, non bis puer est, ut vulgo dicitur, sed semper: verum hoc interest, quod majora ludit; disse vero Lattanzio2.
A che pro sviscerarsi studiando, per tessere una tela cacciatrice di Mosche? adoperare, come Nerone reti di porpora e d’oro, pensieri e discorsi d’un prezioso ingegno alla pesca di Scardove e di Lasche? Quis non miretur (disse Plinio parlando de’platani, alberi che non fruttano altro che ombra) arborem umbræ gratia tantum ex alieno petitam orbe? Sono forse sì rare in Europa le ombre; o coteste de’platani, perchè son barbare, sono più belle, sì che per mezzo a’naufragi debba irsi a’confini del mondo, per avere la pianta che le produce? V’è sì gran carestia d’inutili ciance al mondo, o si vendon sì care, che l’empirne mille infelici fogli v’abbia a costare studio, veglie, fatica, e una non piccola parte di vostra vita? S’io posso aver pensieri di sublime ingegno, che volino in alto come l’Aquile o gli Sparvieri, per far nuovi acquisti di caccia; perchè vorrò io, che siano come le Allodole, che altra mercede d’una faticosa salita e d’uno stentato volo non cercano, che quell’inutile canticchiar che fanno, dopo il quale si lasciano d’alto cadere a piombo a terra, allegre e contente, come se avessero insegnato una lezione di musica alle Sirene del cielo?
V’è (scrive l’Oviedo) nell’Indie d’Occidente gran copia di cotoni, d’allumi, e d’altre somiglianti ordinarie mercatanzie, di che abbondantissimo è quel paese: ma non v’è chi degni levarle; nè si cercan que’ Porti senon per caricare le navi d’oro, d’argento, di perle, e d’aromati. Un