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parte prima 67

Sum; l’ultimo dandone le speranze, e assicurandone le promesse, dica, Ero, per dover dire dipoi anch’egli Sum, e all’ultimo, Fui? Questo è incatenare una preziosa discendenza di figliuoli, come gioielli, con anella d’oro: Questo è fare una successione di posteri, con una ricca vena di diamanti, de’ quali ognuno da sè è un patrimonio, tutti insieme sono un tesoro.

11.

Confusione dell’Ignoranza, condannata a tacere dov’è più bello il parlare.

Al gusto, che di sopra dissi provarsi da’ Letterati nell’esercizio dell’ingegno e nel ritrovamento della verità, contrapongo ora per ultimo il disgusto dell’Ignoranza condannata a tacere dovunque si parli da uomo: conciosiecosachè chi non sa, o taccia o parli, nell’uno e nell’altro senta vergogna; come chi ha nel silenzio l’accusa, e nella favella la condannagione d’essere ignorante. Così Alessandro1, che, malintendente di Pittura, nèlla scuo´la d’Apelle lodava gli storpiamenti per iscorci, le macchie per ombre, e gli errori per arte, era da’ medesimi scolari sogghignanti fra loro schernito. Miseri Ignoranti! condannati ad essere nelle raunanze de’ Dotti come sono o fra le Vocali le Consonanti, mutole e per loro stesse di niun suono, o fra le corde delle cetere le false che altrimenti non suonano che dissonando. Mercè che hanno gli orecchi non al capo, ma, ma, come Dionigi Tiranno, a’ piedi; e intendenti solo di cose basse e vili, non portano in capo mente proporzionata a suggetto di nobile intendimento.

E perchè naturalmente avviene, che come i vasi quanto più vuoti tanto son più sonori, così chi è men fornito a cervello abbia parole a maggior dovizia; quindi è che questi, più avidi di vendersi dotti che cauti in non iscoprirsi ignoranti, mentre liberamente favellano di ciò

  1. Plut. in Megabi.